Ho scoperto la nuova metropolitana dell’arte della Stazione Garibaldi, il cui progetto, per certi versi, mi ricorda il Maxxi della Hadid. Non ne parlerò tanto prima o poi vi capiterà di visitarlo. Mi piace raccontarvi lo strano effetto che mi ha fatto la Galleria del Mare di Bob Wilson. I motivi marini e i pannelli animati sono un gioco all’inverso nell’immaginario della città.
Tu arrivi a Toledo (che nessuno qui a Napoli chiama via Roma, via Roma, ma via Toledo, come via Gramsci, povero Antonio, che è rimasta e rimarrà sempre viale Elena) che nella tua idea è sempre stata l’arteria principale dove si dipanano i vicoli dei Quartieri spagnoli (come la famosa Rambla di Barcellona), dove la città si allontana dal suo porto e invece, nella mente di questo artista, il mare te lo ritrovi qui. Come un gioco rocambolesco, un bluff per i turisti, ma anche un’idea ostinata e contraria a tutta quella vulgata ortesiana del mare che non bagna Napoli. O anche di Jean Paul Sartre, che per raccontare attraverso il cibo splendori e nefandezze di questà città, definiva Toledo, con la potente immagine di incavo di un’ascella.
Insomma poi non saprei. Io non sono una critica d’arte. Però la suggestione è stata forte. E mi sono divertita molto.
Sì, lo so, ho un debole per la mia città. La mia città contemporanea.
Il mare di Toledo.