Archivio mensile:agosto 2013

La mia casetta

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La mia casetta

Immagino di essere anche più impaziente di mia figlia. O meglio mia figlia mi somiglia. La verità che noi donne guardiamo e pensiamo alle case come voi uomini pensate alle forme delle donne, o quasi. Sono i nostri panorami interiori, o sono il modo in cui catturiamo il particolare di una città, di un quartiere o anche di una persona.
La casa ha sempre una sua personalità. Conta poco se sia grande o piccola.
Una casa è impersonale solo se la persona che vi abita si voglia nascondere a voi, o se, peggio, questa persona ha un vuoto tale di senso che non ha nulla da mostrare di sé.
Io preferisco le case meno apparenti, meno ricche,  nel senso che i soldi, a volte, servono a poco, mascherano, confondono il gusto personale e persino gli equilibri e i segreti sapori delle alchimie delle persone che vi abitano, di coppie o dei single. Le case ricche che abbiano senso e gusto appartengono, di solito, a persone che si sono consolidate da tempo, a volte generazioni, nel loro rapporto col denaro. Altrimenti si tratta solo di stupide emulazioni, vacue ostentazioni, altari di cattivo gusto mantenute da parvenus.
In questi anni ho ripensato spesso al desiderio di mio padre di farmi diventare architetto. Forse non aveva così torto, o forse, col tempo, sto imparando a considerare giuste tutte le strade possibili tranne quella che alla fine ho scelto.
Ma della casetta nuova sono felice davvero. Farò in modo di renderla davvero lauracentrica.

p.s. Ovviamente anche per Sofia. Ma non essendo chioccia per un cazzo, spero davvero che non sia questa per sempre anche la sua casa. Io mia figlia la vorrei abbastanza sveglia da sfancularmi dopo il liceo.

Diario quasi napoletano (non sono una signora)

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E se fosse che a farmi cambiare casa, città e abitudini fosse solo la paura di invecchiare? Una paura muta che non vedo allo specchio ma più spesso riflessa nella statica e quotidiana ecatombe che mi circonda. E’ una strana età questa: un giorno ti pare di incontrare un tuo coetaneo, una persona ancora giovane e dopo poco, anche appena rigiri lo sguardo vedi, ti accorgi di quanto stiamo diventando vecchi.  Esattamente quello che succede a me: un attimo sono ancora ragazza e l’attimo dopo sono immersa nel terrore della mia finitezza. Vi confesso una cosa:  è la prima estate in cui mi sono sentita dare della “signora” con una certa insistenza. Certo  è un attimo, sono talmente anticonvenzionale e divertente che dopo poco mi accorgo che il modo di rapportarsi a me torna quello di sempre, senza nessuna deferenza per l’età.  Però l’impressione della signora, la prima impressione, con quella dovrò iniziare a conviverci. Anche a Napoli.