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In libertà

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Se la gente non avesse così paura della libertà, se la gente non avesse sempre bisogno di sentirsi rassicurata da qualsiasi cosa utile a costruire una barriera invisibile, se non fosse per tutte queste insieme forse riuscirei a sentirmi felice. Felice in un mondo più poetico di questo.  Una volta, parecchio tempo fa, una persona che amavo, mi ha detto sai io ti cerco ancora Laura, ti cerco anche se so che sei pazza e in quel “pazza” c’erano dentro tutte le cose che non riusciva a vivere di me, cose che non sono mai riuscita ad accettare nel mondo così com’è: finto, triste, omologato, seppellito dell’ ipocrisia e dalla paura.

Mi ripeto, forse, ma volevo ricordare qui che la cosa più bella che mi è capitata di vedere l’anno passato, ormai, è stata la mostra di Robert Doisneau alla Galleria Nazionale di Roma. Mia Parigi, mie quelle immagini, mie, anche se Parigi che in fondo è come Roma, non la si conosce mai abbastanza, mia l’anima di quella città , ma non alla maniera di un’epoca mai vissuta, non come quel Midnight in Paris di Allen. Quella di Doisneau è  l’idea di una  Parigi in libertà, un catalogo di sogni,  di visoni, di impressioni che credo facciano parte da sempre della mia memoria immaginativa,  della  vita che avrei voluto e che forse non smetterò mai di desiderare. Perché, rubo anche le parole a questo poeta della fotografia, perché in fondo quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere.